“Piccolo è bello”, si è soliti dire. E nel mondo del vino, questa caratteristica spesso conduce a diventare grandi. Non in termini di dimensioni, ma di valore: che non per forza deve fare riferimento esclusivamente al lato economico. Già, perché nella colorata distesa che tratteggia il Piemonte della vigna e del vino, oggi a fare capolino è con sempre maggiore insistenza la “più piccola tra le Denominazioni tutelate dal nostro Consorzio, e al contempo una tra le più prestigiose”, come evidenzia Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani. Stiamo parlando del Verduno Pelaverga, il frutto di un vitigno adattabile e versatile, di grande vigore, che ha scelto come proprio territorio di elezione un piccolo paese di poco meno di 600 anime arroccato a 381 metri s.l.m., “sentinella delle Langhe”, con il campanile che svetta sul crinale della collina. Ed è qui che prende forma la storia di un rosso Doc, che nulla ha da invidiare, in termini di piacevolezza e autenticità, alle più quotate espressioni di Nebbiolo di queste stesse zone: a iniziare dal Barolo dalla Menzione (Mga) Monvigliero.
Ph. Anastasia Florea

La “sentinella delle Langhe”: dove nasce il Verduno Pelaverga Doc

Il comprensorio di Verduno rappresenta un interessante microcosmo culturale ed enologico per il vino tricolore: qui, tra produttori dalla lunga tradizione e giovani imprenditori intraprendenti, da anni si va affermando una crescita collettiva che ha avuto come riflesso quello del significativo incremento della qualità diffusa, del numero degli interpreti, delle etichette proposte, degli investimenti a sostegno del territorio.

Feudo del Nebbiolo, anche per via dell’elegante Barolo dalla Menzione (Mga) Monvigliero, l’area è nota nondimeno per l’importante lavoro di riscoperta e valorizzazione che ne ha esaltato lo storico legame con il vino prodotto da uva Pelaverga Piccolo, una delle varietà autoctone salvate dall’estinzione nel secondo dopoguerra e che in sé racchiude e racconta i caratteri della zona.

Verduno Pelaverga Doc: alla scoperta nelle Langhe del più grande tra i piccoli rossi del Piemonte. Il vitigno, la nota speziata, cosa abbinare
Ph. Anastasia Florea

“Piccolo è bello”, si diceva in principio. E la superficie idonea a produrre Verduno Pelaverga Doc per l’appunto supera di poco i 30 ettari: 25,18 nel comune di Verduno, 3,96 nel comune di Roddi d’Alba, 1,62 nel comune di La Morra (dati Servizi Regione Piemonte – Anagrafe Agricola Unica), storicamente sfruttati in buona percentuale.

Le bottiglie annue effettivamente rivendicate dai 19 produttori, infatti, oscillano nell’ultimo lustro tra i 150 e i 180mila esemplari, fino ad avere raggiunto le 204.875 della vendemmia 2022 (dati Valoritalia).

Che differenza c’è tra Pelaverga Piccolo e Grosso

“Il vino Verduno Pelaverga è indubbiamente uno dei più grandi successi dell’enologia italiana degli ultimi 20 anni, insieme all’Etna Bianco e Rosso (rispettivamente da Carricante e Nerello Mascalese e Cappuccio), la Nascetta di Novello e il Langhe Nascetta, e il vino Pecorino abruzzese”, evidenzia Ian D’Agata, editor-in-chief di Terroir Sense Wine Review e tra i massimi esperti di vino italiano, raccontando le origini di quello che si è trasformato in un vero e proprio caso.

“Praticamente, solo 30 anni fa circa, tutte queste uve erano dimenticate e i vini non esistevano come tali, sicuramente non erano commercialmente rilevanti al di fuori di piccole realtà locali. Oggi è tutto cambiato e il Verduno Pelaverga non soltanto è conosciuto anche al di fuori dei confini nazionali, ma è molto apprezzato e tutti vorrebbero ce ne fosse di più”.

“Ma come sempre tutto parte dalla varietà di uva, il Pelaverga Piccolo o Comune (perché non è tutto Pelaverga: il Pelaverga Grosso è una varietà diversa) che ha indubbiamente quattro quarti di nobiltà varietale. Come anche altre varietà di Langa, dalla Nascetta al Nebbiolo Rosé, uve che abbiamo solo noi e rappresentano una enorme ricchezza per la nazione italiana”.

“Grande merito, quindi, ai produttori di Verduno nell’avere riscoperto e valorizzato il loro Pelaverga, facendolo conoscere a tutto il mondo oggi, per non dire dei posteri. Tanto di cappello: bravi tutti, ma bravi davvero”.

Verduno Pelaverga Doc: alla scoperta nelle Langhe del più grande tra i piccoli rossi del Piemonte. Il vitigno, la nota speziata, cosa abbinare
Ph. Anastasia Florea

Il vitigno, dunque, alle fondamenta di un successo in bottiglia che oggi cerca sempre più spazio nel calice dei consumatori. Con l’origine del nome Pelaverga che si legherebbe secondo alcune fonti al latino “pellis virga”, facendo riferimento a una particolare tecnica adottata per favorire la maturazione delle uve, che consisteva nella parziale pelatura dei ramoscelli della vite.

Ma attenzione, come evidenziato da Ian D’Agata, di Pelaverga si conoscono in Piemonte due diversi autoctoni dalle caratteristiche genetiche e morfologiche autonome, coltivati in zone distinte: se per uno si utilizza l’aggettivo “Grosso”, per l’altro si parla di “Piccolo”, a sottolineare la differenza principale che sta nelle dimensioni dell’acino.

Verduno Pelaverga Doc: alla scoperta nelle Langhe del più grande tra i piccoli rossi del Piemonte. Il vitigno, la nota speziata, cosa abbinare
Ph. Anastasia Florea

Il primo, originario della provincia di Cuneo e iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1981, fa capolino nella composizione delle Doc Colline Saluzzesi e Collina Torinese, dove è anche detto Cari. Ma il protagonista a Verduno è il Pelaverga Piccolo, che tradizione sostiene sia stato introdotto in Langa ad opera del beato Sebastiano Valfrè nel Settecento.

Studi più recenti (Mannini et al. 1991) hanno tuttavia evidenziato come quest’ultimo si differenzi dall’inizialmente presunto “gemello” per caratteristiche ampelografiche, agronomiche ed enologiche proprie, tanto da farne una cultivar a sé stante, registrato anch’esso nella “Summa” delle uve tricolori nel 1994, prima della nascita della Doc Verduno Pelaverga (o Verduno), avvenuta l’anno successivo.

Con il Pelaverga Piccolo siamo innanzi a un vitigno adattabile e versatile, di grande vigore, come si è detto inizialmente. Per via del germogliamento tardivo ha una buona protezione dalle gelate primaverili, favorendo una produttività elevata e costante.

E se normalmente l’epoca di raccolta si situava nella prima decade di ottobre, dopo il Dolcetto, oggi la finestra vendemmiale si sta anticipando attorno alla seconda metà di settembre lungo il versante che include il territorio del comune di Verduno e una porzione nei contigui Roddi e La Morra.

Il più grande tra i piccoli rossi del Piemonte: la nota speziata e con che cosa abbinare il Verduno in tavola

Quando arriva in bottiglia e nel calice, il Verduno Pelaverga è rosso fermo secco a cui la Doc non impone tempi minimi di affinamento o tipo di contenitore da utilizzare per la maturazione. Ma una sola resta la tipologia prevista dal disciplinare, dove per l’appunto la presenza di Pelaverga Piccolo deve risultare di almeno l’85%. E se per il restante 15% possono contribuire altre varietà a bacca nere idonee, quasi tutti i vini oggi in commercio sono frutto di una vinificazione in purezza.

Il vino ottenuto da Pelaverga Piccolo ha colore tenue di un bel rubino con toni violacei e un corredo aromatico identitario, dalla grande riconoscibilità per l’apporto speziato. E proprio qui sta il segreto di una piacevolezza che lo rende un rosso davvero unico, che nulla ha da che invidiare a produzione di Langa ben più celebrate.

Ma c’è di più in questo vino al contempo spensierato ed elegante. A evidenziarlo è stato uno studio del 2021 del ricercatore Maurizio Petrozziello:

“Questo vino è caratterizzato da un colore chiaro e da un aroma speziato unico e intenso. La sua analisi ha rilevato una concentrazione significativa di Rotundone (circa 40 ng L-1), che è noto per conferire una nota di pepe distintiva e ha una soglia olfattiva molto bassa (16 ng L-1 nel vino)”.

Verduno Pelaverga Doc: alla scoperta nelle Langhe del più grande tra i piccoli rossi del Piemonte. Il vitigno, la nota speziata, cosa abbinare
Ph. Anastasia Florea

Dunque, è proprio il valore ben al di sopra della soglia di percezione di questa molecola presente nella buccia dell’acino che sarebbe il responsabile di quella caratteristica nota speziata che identifica in maniera inequivocabile i Verduno Pelaverga, che poi al palato si presentano con acidità contenuta e tannino lieve, equilibrati e snelli, di struttura medio leggera di buon tenore alcolico.

Per rossi dalla spiccata vocazione gastronomica. Con la loro versalità che può spaziare, a seconda dell’etichetta e dell’interpretazione della mano del produttore, dall’accompagnare magnificamente aperitivi e merende a base di salumi e formaggi, passando per antipasti di vitello tonnato o carne cruda, ma anche a primi della tradizione piemontese come tajarin e agnolotti del plin o secondi importanti come bolliti misti e arrosti.

Ma il Verduno Pelaverga Doc ci piace anche per la sua scapigliata intraprendenza, che invita a provarlo in abbinamento con preparazioni base di pesce con pomodoro come cacciucco o calamari ripieni.

Fonte MATTEO BORRÉ 8 GENNAIO 2024